Forse il tempo ci affina, o la scelta di intraprendere questa strada non é altro che la conseguenza di una particolare predisposizione. Quello che sappiamo, è che nonostante gli anni passino, sobbalziamo sempre davanti all’aver percepito con anticipo quella che sarebbe diventata una fotografia emozionale, fatta di occhi pieni di parole, dell’abbraccio stretto di un amico, di un gesto segreto ricco di storie e misteri.
Riguardando un reportage spesso crediamo di essere entrati inconsciamente troppo dentro una storia, ma l’alternativa sarebbe solo un risultato omologato e superficiale.
Si spera che tra i colleghi siano in pochi a sottovalutare questo aspetto importante e cioè che a chi svolge un lavoro come quello del Wedding Photographer, qualcuno porge tra le mani la sua fiducia, catturando i suoi ricordi, i suoi sentimenti, le sue bellezze, le sue fragilità, le sue emozioni.
Oltre alla tecnica quindi… serve avere coscienza della delicatezza del compito.
Catturare ricordi ed emozioni, si può associare a dei bimbi in caccia di farfalle, bellissime, colorate, ma allo stesso tempo difficile percepirne i loro movimenti. Una volta catturate, dopo averle ammirate, gli si restituisce la libertà, cosi come noi riconsegniamo il ricordo in fotografia.
Lo strumento in nostro possesso, ha la potenza straordinaria di congelare un frammento di istante su una linea del tempo. Quello che esiste al di fuori dei nostri occhi, non è altro che un movimento costante fatto di piccoli istanti e se osservati con superficialità potrebbero sfuggirci per sempre.
Per noi personalmente, le immagini più belle si fanno tra 2 consapevoli momenti.
I grandi della fotografia ci insegnano, le foto non si fanno con la macchina fotografica, ma con la testa e con il cuore.
Sperando di parlare a nome della categoria, saremo sempre fieri della scelta intrapresa e fino a quando qualcuno avrà fiducia in noi, non smetteremo mai di rincorrere le farfalle.